C’è un mondo parallelo che supporta e integra lo stato sociale. È il pianeta del welfare aziendale che ha trovato una sua collocazione dopo la spinta fiscale della Legge di Stabilità 2016. Secondo una recente indagine di Censis-Eudaimon, in questo settore c’è un mercato potenziale da 21 miliardi di euro. Da qui la necessità di sapere quali sono gli attori in campo, quali servizi offrono e a quanti lavoratori. Il primo censimento dei provider di welfare aziendale è stato realizzato dall’Università Cattolica e dalla società di consulenza Valore Welfare (coordinatore della survey, Luca Pesenti, docente di sistemi di welfare alla Cattolica di Milano).
I numeri
I provider sono 78 ma soltanto 30 risultano proprietari della piattaforma online (portale) utilizzata dai lavoratori: il portale è un’interfaccia web dove si incrociano domanda e offerta di servizi di welfare aziendale. «L’indagine è stata indirizzata sui 30 provider proprietari – viene spiegato nella survey – e si è svolta a fine settembre 2018. Hanno risposto 20 aziende, rappresentative di una quota di mercato stimata in non meno dell’80%». I lavoratori registrati sui portali dei provider sono 1,69 milioni e circa l’82% ha utilizzato almeno una volta i beni e servizi presenti nei vari portali.
Budget disponibile e premio di risultato
Il budget medio disponibile per i differenti livelli di inquadramento è il seguente: 1) dirigenti 2.522 euro, 2) quadri 1.441 euro, 3) impiegati 1.334 euro, 4) operai 519 euro. C’è poi il discorso del premio di risultato e la possibilità di trasformarlo in welfare aziendale: i provider hanno dichiarato di aver raccolto da questa fonte circa il 20,4% del loro fatturato; inoltre meno del 30% dei lavoratori ha scelto per la conversione del premio di risultato in beni e servizi di welfare. Infine, dalla ricerca della Cattolica emerge che in media il 13,3% del budget disponibile (cosiddetto “Conto Welfare”) per ciascun lavoratore resta inutilizzato. In genere, il denaro non destinato a servizi di welfare aziendale viene in prevalenza destinato ai fondi pensione o slitta nel “Conto Welfare” dell’anno successivo.
Le aziende
Il censimento Cattolica-Valore Welfare ha monitorato anche le aziende coinvolte. Nello specifico sono state censite «imprese con almeno un servizio di welfare attivo, ivi comprese quelle riferibili a comparti – come il metalmeccanico – in cui elementi di welfare aziendale sono previsti nel contratto nazionale. Le aziende sono dunque 19.090 così suddivise per settori di appartenenza: a) industria 45,9%, b) servizi 22,1%, c) commercio 19,3%, d) costruzioni 9,6%, e) agricoltura 3,1 per cento. Nello studio è stata realizzata una suddivisione per classi dimensionali delle aziendali: al primo posto (51%) vi sono i gruppi con oltre 100 dipendenti, seguiti da aziende con meno di 50 dipendenti (32,1%); al terzo posto le imprese con il personale che oscilla fra i 50 e i 99 dipendenti (16,9%).
(Fonte Il Sole 24 Ore)